Nella religione cinese antica non esiste una netta demarcazione tra pensiero filosofico e pensiero religioso: a differenza dei filosofi greci, lo studio e la ricerca dei problemi metafisici sono essenzialmente rivolti alla definizione di una morale sociale, della vita e dello stato.
Confucio è il nome latinizzato di K'ung Fu-Tse (Maestro Kung), il più celebre dei filosofi cinesi; come per tutti i fondatori di religione, la tradizione ha abbellito la sua vita.
Le antiche leggende fanno risalire la nascita di Confucio al 551 a.C. nello stato di Lu, odierno Shantung, padre settantenne, e dicono che la madre, rimasta prematuramente vedova, lo allevò in condizione di ristrettezze economiche. Ricoprì diverse funzioni pubbliche, prima di abbandonare il suo paese con alcuni discepoli e iniziare un vagabondaggio nell'intero continente. Vecchio, tornato in patria, istituì una scuola e morì nel 479 a.C. circondato dai suoi discepoli.
Le sue idee ci sono state trasmesse dai suoi discepoli. Il suo insegnamento comprendeva:
1) lo Shih King, il libro dei versi, una raccolta di canzoni popolari dei diversi stati nei quali la Cina era divisa, di inni e di canti che si cantavano alla Corte e riportavano gli atti gloriosi della dinastia;
2) lo Shu King , il libro delle storie, giunto a noi in un'edizione incompleta e interpolata, in cui sono raccolti, in forma storica, leggende e discorsi dei primi imperatori;
3) l' I King , il libro delle mutazioni, il libro di divinazione adoperato dagli indovini per interpretare i responsi della tartaruga e dell'achillea;
4) le Cronache dello stato di Lu , il cui commento contiene le notizie più importanti concernenti non solo la vita politica, ma anche le credenze, i costumi e le istituzioni degli antichi.
Confucio afferma di non voler insegnare niente di nuovo, ma solo trasmettere gli insegnamenti degli antichi. In questa sua attività, in effetti, egli integra e completa gli insegnamenti degli antichi con qualcosa di nuovo; non risolve i problemi religiosi, ma purifica la religione degli antichi cinesi e dà ai suoi concittadini un'idea semplice per guidarli sulla via dei doveri sociali.
Secondo Confucio l'uomo nasce con una predisposizione al bene, sono i cattivi esempi ed i cattivi insegnamenti che gli trasmettono il male; occorre quindi una buona guida per giungere al bene seguendo gli esempi degli antichi. Ma gli antichi di Confucio sono piuttosto un'astrazione, sono cioè quelli che il filosofo immaginava che fossero riferendosi soltanto ai loro riti e credenze.
Si rimprovera una certa freddezza negli ideali di altruismo del filosofo, i cui insegnamenti non potevano essere capiti dalle classi subalterne non dotate di necessaria istruzione. La sua morale è certamente lontana dalla carità cristiana anche se le due religioni hanno in comune uno dei precetti fondamentali: «Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te».
LA DOTTRINA
É un'arte di vivere, senza pretesti religiosi o metafisici. Per essere felice, un uomo deve vivere in pace con se stesso e coi suoi simili; per questo deve seguire la «via media», quella della moderazione che conduce alle virtù cardinali: pietà filiale, armonia affettiva familiare, equità, senso dell'onore, integrità, sincerità, cultura, pace universale.
Nel quadro di questa morale del giusto mezzo, si inscrive la prescrizione del culto degli antenati: Servire i morti come se essi fossero ancora vivi è la suprema pietà filiale dichiarava Confucio. Questo culto, non era nuovo in Cina e i relativi riti erano nel contempo il pagamento di un debito di riconoscenza verso gli antenati e verso la società che ne era il prodotto.
Confucio ammetteva d'altra parte l'esistenza di ciò che chiamava il Cielo (T'ien), conformemente alle credenze della religione popolare del suo tempo. Senza dubbio intendeva con ciò la natura, in quanto totalità assoluta delle cose, e forse una forza morale presente nell'Universo.
La dottrina di Confucio è essenzialmente aristocratica, essa ha lo scopo di insegnare ai principi, ai nobili, agli studiosi, la gerarchia dei loro doveri, lo spirito di disciplina e sacrificio, che sono necessari per l'esercizio della funzione sociale loro affidata. Il popolo può seguire, anche senza capire, quanto gli viene proposto dall'aristocratico ed imitarne i riti necessari a raggiungere il bene.
Merito di Confucio e della sua dottrina è quello di aver dato un grande impulso alla religione cinese, allontanandola da credenze superstiziose e preparando il popolo a capire le dottrine filosofiche che si svilupparono nei secoli successivi.
Confucio, come il suo discepolo Mencio, credeva nella bontà di fondo dell'uomo e nella possibilità della instaurazione di uno stato stabile e felice, da dove sarebbero state bandite le guerre e l'ingiustizia. La sorte del confucianesimo fu prodigiosa. Fino al 1905 in Cina si diventava mandarino, cioè alto funzionario, dopo aver superato un esame sui classici di Confucio; e, a partire dal 195 a.C. si rese a Confucio un culto quasi divino. Ancora nel XIX secolo, nei templi, la statua di Confucio troneggiava in una sala volta verso il nord, assieme alle statue dei «quattro discepoli» Yang-Hiung, Meng-Tse, Tchang-Tsai, Che-Tse.
Nel 1934 il maresciallo Chang Kai-shek, nel quadro della sua politica di restaurazione dei valori tradizionali, proclamò il 27 agosto, anniversario tradizionale della nascita di Confucio, festa nazionale della Cina. Nell'attuale Repubblica popolare cinese si è sviluppato un movimento di opposizione alla morale e alla dottrina di Confucio, i cui classici sono stati banditi.

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